Moriremo normcore?

Articolo scritto da:
Corrado Manenti
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La copertina di un libro con le parole "moreremo olympic core?" in modo enigmatico.
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Ti ricordi il Normcore? A metà strada tra una tendenza e una sottocultura, il movimento proponeva ironicamente indumenti anonimi come berretti da baseball, denim slavato e scarpe da ginnastica per sfuggire all’ossessione isterica da pavoni fashion.

Il Normcore, in quanto tendenza di ultima generazione – evolutasi cioè interamente online – ha dimostrato con la sua rapidissima ascesa e caduta quanto lo stile personale oggi sia notevolmente influenzato da internet e dai social media.

Dopo che il termine è stato inventato e diffuso per la prima volta dal collettivo artistico K-Hole e ripreso dal New York Magazine, non è passato molto tempo prima che i giornalisti di moda, bramosi di scoprire la prossima cosa nuova, rendessero il Normcore un fenomeno virale grazie a una serie di report di tendenza e “Get the look”.

Poche settimane dopo, era già stato tutto dimenticato, esiliato nelle profondità della nostra cronologia insieme ai meme sul Grumpy Cat.

Un gruppo normcore che cammina.

Suburbia

I cambiamenti di estetica della moda sono sempre andati di pari passo con le sottoculture più diffuse – movimenti come il punk, il goth e il grunge, che avevano codici di abbigliamento specifici e inestricabilmente legati alla loro musica e al loro sistema di valori.

Far parte di questi gruppi richiedeva una certa dedizione alla loro uniforme: per esempio, l’outfit del punk doveva andare di pari passo con la ribellione all’autorità, mentre quello dello skater doveva parlare di ossa rotte.

Un gruppo normcore si riunisce casualmente in una stanza tra le tavole da surf.

Lords of Dogtown

Il Normcore, invece, è stato un nuovo tipo di subcultura, la cui adesione non richiedeva nessun bagaglio culturale o impegno.

Non c’era bisogno andare a caccia di oscuri negozietti, a concerti di band sconosciute in centri sociali pieni di gente sudaticcia o di aprirsi un ginocchio nel tentativo di eseguire un kickflip.

Tutto quello che c’era sapere riguardo all’ultimo trend si poteva trovare comodamente online, riassunto e ordinato in report di tendenza.

Internet e i social media hanno in qualche modo rimosso il legame tra sottoculture e stile, dando vita a una nuova ondata di pseudo-subculture. Con tutte queste informazioni facilmente reperibili, non c’è più bisogno di impegnarsi in un sistema di valori e neanche di fare parte di un gruppo. 

L’abbraccio del Normcore a tutto ciò che è ordinario era solo una questione estetica, un gioco da stilisti, redattori e blogger, senza alcun messaggio di fondo sulle virtù della “normalità”. Possiamo già immaginarci la prossima ondata di subculture spinte da internet – Goth Health, Vaporwave e Soft Grunge stanno aspettando di essere spinte sotto i riflettori e diventare le prossime manie, per poi essere dimenticate quasi subito.

Un giovane con le cuffie è in piedi davanti agli armadietti, sfoggiando uno stile normcore.

13 Reasons Why

Offrendo il linguaggio visivo di un vero e proprio movimento, ma senza i valori, la musica o le convinzioni, il Goth Health e simili possono offrire una bella estetica attraverso Tumblr, Instagram e Facebook, seppur vuota e più simile a un meme che a una vera cultura: ci si veste di tutto punto in modo nuovo, coraggioso e emozionante, ma senza sacrificio o bisogno di dedizione e una volta passato l’hype iniziale non resta più niente, per questo le nuove mode durano così poco.

Cosa significa tutto questo e cosa succederà in futuro? La generazione di Internet deve ancora crearsi una vera e propria sottocultura – l’ultimo gruppo giovanile chiaramente definito, quello degli Emo, risale agli anni zero, quando i social media erano appena nati. È difficile immaginare una nuova subcultura, oggi che gli adolescenti hanno accesso a un intero caleidoscopio di musica, moda e arte, tutto in una volta, non limitato da confini o lingue. Si può ipotizzare un mondo in cui le sottoculture esistano solo in modo vago, come delle parodie dei veri movimenti giovanili, con cui flirtare per un po’ senza lasciarsi coinvolgere troppo.

La nuova collezione normcore di Gucci sfida il concetto di conformità.

Si può già notare questo gioco nel mondo della moda: il Saint Laurent di Hedi Slimane offre un look da spirito ribelle e rock’n’roll a coloro che non hanno nulla a cui ribellarsi, mentre la nuova ondata di stilisti di streetwear di lusso – come Hood By Air e OFF-WHITE – offre lussuose parodie di capi cult della cultura giovanile più cool del momento.

Si tratta ovviamente di prodotti bellissimi e dall’estetica innovativa, ma irrimediabilmente vuoti, anche perché hanno un prezzo che nessun giovane ribelle può realmente permettersi di pagare, spogliati della trasgressione e delle convinzioni che rendevano vive le sottoculture che imitano.

La vera ironia del Normcore è stata quella di aver toccato il nervo scoperto della capricciosa ossessione del fashion world per i trend, dimostrando che lo stile può tranquillamente esistere lontano da tendenze, passerelle e prezzi esorbitanti.

Lo spirito del Normcore può continuare a vivere – le calze con le ciabatte, i berretti da baseball, il denim slavato sono diventati elementi dello stile contemporaneo – ma la risposta frenetica della stampa di moda al movimento, accompagnata dalla sua mancanza di reale sostanza, adesso lo fa sembrare tristemente solo un altro dei trend privi di significato che si proponeva di sfidare.

Una donna è seduta a un tavolo con riviste normcore.

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Corrado Manenti, il designer dei designer, mette in mostra il suo lavoro in Elementor Articolo singolo #3277.
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