Non è una novità che lo streetwear sia una cosa da uomini. Tutta la scena è gestita da maschi che mirano a soddisfare un pubblico di altri maschi e, anche nella fascia più bassa, la maggior parte dei brand produce solo taglie maschili.
E se lo streetwear non è solo vestiti ma una vera e propria cultura, allora questa cultura sta escludendo le donne.

Anti Social Social Club x Penthouse
A un primo sguardo si potrebbe pensare che la moda femminile tradizionale, con i suoi rigidi standard di bellezza, sia molto più sessista rispetto agli abiti più comodi e al fit rilassato dello streetwear, motivo per cui piace a molte donne – non tutte vogliamo indossare sempre tacchi e vestiti fascianti.
Ovviamente il problema non sono i vestiti, ma l’atteggiamento da “club per soli uomini” che ci sta dietro, oltre alla scarsità di donne in tutti i livelli dell’industria: ce n’è qualcuna, e porta un contributo notevole, ma non basta a risolvere il problema; proprio come in altri campi dominati dai maschi, ad esempio il gaming o il tech, c’è una carenza di rappresentazione femminile – e quando c’è, in molti casi è abbastanza problematica.

L’immagine di una ragazza che non indossa nient’altro che una maglietta è diventata così comune da essere ormai un cliché dei lookbook streetwear, e non si tratta solo di una cosa già vista e poco originale.
Nella maggior parte dei servizi fotografici streetwear le donne sono solo oggetti di scena, o non ci sono proprio. Mostrando continuamente immagini di questo tipo, alle donne viene ricordato che la scena streetwear non è cosa per loro, e che non sono nemmeno bene accette. Perché allora vogliono comunque farne parte?
Non c’è dubbio che lo streetwear sarebbe diverso se ci fosse anche un punto di vista femminile: per cominciare, le donne inizierebbero ad essere mostrate come qualcosa di più che oggetti sessuali.

Surf is Dead
Una collaborazione con Playboy o Penthouse non è sessista: non è la nudità il problema, ma che ci siano poche o nessuna donna nei team creativi, o che gli shooting riducano le donne a una semplice raccolta di parti del corpo.
Ciò che stona è il doppio standard con cui viene trattato il corpo maschile e quello femminile, e come lo sguardo dell’uomo sia schiacciante. Nessuno batte ciglio quando Supreme mette una donna nuda su una maglietta – ma cosa potrebbe succedere se lanciassero un cappellino con la foto di un pene?

Surf is Dead
È normale che alle donne piaccia lo streetwear – perché non dovrebbero apprezzarlo? – ma ai brand non importa. Sanno che le donne comprano i loro capi, ma non se ne curano.
Naturalmente, non vale per tutti i brand. Marchi come MadeMe e MISBHV stanno producendo capi e accessori disegnati dalle donne per le donne, ma non è necessario fare un’operazione di questo tipo per coinvolgerle.
Ci sono etichette come Stray Rats, Only NY e Ader Error che parlano a entrambi i settori del mercato, rappresentando uomini e donne allo stesso modo – senza essere condiscendenti o oggettivanti. Non tutti i brand sentono il bisogno di valorizzare le donne, ma se si tratta di spendere i soldi che hai faticosamente guadagnato, magari preferisci darli a qualcuno che ti veda almeno come un essere umano.
Sta andando un po’ meglio, è vero: se fosse esistito Instagram 10 anni fa, praticamente tutti i brand avrebbero postato immagini problematiche, ma il fatto che stia succedendo ancora nel 2017 significa che c’è bisogno di parlarne.

Anti Social Social Club x Penthouse
La cosa frustrante è che lo streetwear dovrebbe essere anticonformista. Anche se ora può non sembrare, una volta lo streetwear era contro il sistema, quindi perché riaffermare i soliti vecchi valori sessisti? Soprattutto ora che, nel bene o nel male, promuovere l’attivismo è diventato un vero e proprio modello di business.
Certo, la pubblicità è nata per ingannarci e convincerci che l’inserzionista sia al nostro fianco sulla barricata, però personalmente preferirei vedere migliori rappresentazioni della donna, anche da parte di chi sta cercando di vendermi qualcosa.

È necessario portare lo streetwear a uno standard più alto: se un brand posta un’immagine offensiva, bisogna dirlo. I social media implicano che le aziende ricevano feedback in tempo reale sul loro lavoro, quindi se vengono criticate per aver pubblicato un post sessista, forse ci penseranno meglio la prossima volta, prima di rifarlo.
Sta a te assicurarti che quello che indossi si abbini anche a quello che pensi, perché indossare il logo di un brand ti rende automaticamente suo testimonial. E perché dovresti farti portavoce di un marchio che non ti rappresenta?

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