Ora che abbiamo un’idea precisa di com’è fatto un fashion blog di qualità, abbiamo definito meglio che cosa dovrebbero contenere i suoi post e abbiamo analizzato dei casi di studio celebri, tra cui spiccano Leandra Medine e Tavi Gevinson, rimane una questione basilare: perché un fashion designer emergente dovrebbe avere bisogno di un blog? Perché non basta un semplice portfolio?
Scrivere mi piace, mi viene naturale e addirittura mi diverte, ma non per tutti è così. E perché un blog cominci a ingranare, bisogna scrivere tanto. Per ottenere un livello minimo di autorevolezza ha bisogno di essere curato e aggiornato regolarmente, il contenuto dei post deve essere coerente con la tua visione e – diversamente da come gestiresti un tuo spazio personale dove parli del tuo ultimo viaggio, condividi la tua ricetta personale delle crostata di more o racconti come trascorri le tue serate – scrivere richiede molto tempo; ancora prima di iniziare, devi trascorrerne un po’ facendo delle ricerche sull’argomento di cui intendi trattare.

Leandra Medine
Se solo all’idea hai già iniziato ad accusare attacchi di panico e violente reazioni allergiche, credo che sia meglio per te lasciar perdere e puntare unicamente sui social network. È preferibile concentrarsi su una breve caption di Instagram ma farla bene, che sprecare un intero pomeriggio a scrivere svogliatamente un post approssimativo che non interesserà a nessuno.
Avere un blog solo perché “lo hanno tutti” o perché “magari succede qualcosa” non è una buona idea. Prima di tutto, avere uno spazio sul web senza sfruttarne le potenzialità equivale a non averlo affatto, o peggio. In più, un blog non è qualcosa che ti darà risultati sorprendenti dall’oggi al domani: per conquistare un minimo di credibilità, crearsi una nicchia di pubblico e iniziare a essere indicizzato da Google, un blog ci impiega in media un anno.
E allora perché avere un blog? Perché è tanto importante? Perché è come avere un medium tutto tuo, un ufficio stampa, un canale TV o una frequenza radiofonica da cui puoi veicolare il messaggio che vuoi e far sentire la tua voce al target che più ti interessa.
Questo però è ben diverso dal semplice “farsi pubblicità”, perché un messaggio di tipo pubblicitario viene facilmente riconosciuto e crea un immediato meccanismo di rifiuto: “Aiuto, stanno cercando di vendermi qualcosa che io non voglio comprare!”. L’altro rischio è rimanere intrappolati nel proprio blog perdendo il filo dei propri post, tutti belli e interessanti, ma puramente informativi e non collegabili a te e al tuo brand.
Il blog deve parlare di te, raccontare chi sei, quello che fai e come lo fai. Non perché hai aperto un blog deve necessariamente “succedere qualcosa”, ma perché lo hai reso uno strumento con cui costruirti una credibilità di professionista. Così, in prima battuta ti creerai un tuo seguito di lettori, e alla fine alcuni di questi arriveranno addirittura a credere che proprio tu, con la tua visione del mondo e il tuo approccio innovativo, puoi essere la soluzione ai loro problemi.
Perché è proprio questo che la gente cerca navigando su Internet: risolvere i propri problemi leggendo soluzioni interessanti, o magari semplicemente perdendo tempo, ma mai con la percezione che si stia perdendo tempo.
Sii la persona che può risolvere i loro problemi, e li conquisterai. Per riuscirci, devi prima di tutto ascoltare quello che ti dicono e cercare di capire il loro punto di vista.
Ma di questo parleremo meglio la prossima volta.

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